Il Crocifisso del SS. Salvatore, il più antico della Marche, torna ad Arquata del Tronto

Il Crocifisso del SS. Salvatore, il più antico della Marche, torna ad Arquata del Tronto

Recuperata dalle rovine del 24 agosto 2016 per mano del Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Carmelo Grasso, il Crocifisso in questi mesi è stato esposto ad una bella mostra sul recupero del Patrimonio culturale dai furti e dalle calamità naturali.

Ascoli - Il Crocifisso del SS. Salvatore, il più antico della Marche, torna ad Arquata del Tronto.

Dopo l’esposizione alla Mostra a Castel Sant’Angelo a Roma “Il mondo salverà la bellezza?”, nella giornata del 17.11.2021 l’antica e venerata statua lignea è stata restituita alla Chiesa dell’Area SAE di Borgo, in attesa che la sua sede naturale, la Chiesa dell’Annunziata di Arquata capoluogo, venga ristrutturata negli anni a venire.

Recuperata dalle rovine del 24 agosto 2016 per mano del Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Carmelo Grasso, il Crocifisso in questi mesi è stato esposto ad una bella mostra sul recupero del Patrimonio culturale dai furti e dalle calamità naturali.

Era in buona compagnia: nella stessa sala c’erano opere provenienti da Accumoli ed Amatrice, in una comunione che ricorda la pregevolezza del patrimonio e la sfida che pone il recupero.

Subito dopo il sisma il Crocifisso è stato esposto per qualche anno nel Duomo di Ascoli Piceno.
Poi le Associazioni Arquata Potest e Arquata Futura hanno insistito per il ritorno a casa dell’opera finanziando l’installazione dell’allarme nella Chiesa di Borgo, d’intesa con la Diocesi di Ascoli Piceno e il Parroco.

Rientro a casa di nuovo sollecitato dopo la parentesi della mostra; era stata prospettata la possibilità di un restauro del Crocifisso da parte della Soprintendenza. Ma non era una prospettiva immediata, mancando al momento chi poteva effettuare il restauro. D’altra parte la statua lignea è in buono stato, non necessita di interventi urgenti. Pertanto e associazioni Proprietari di Arquata Capoluogo, Arquata Potest e Arquata Futura hanno chiesto alla Soprintendenza di evitare la permanenza a tempo indeterminato del Crocifisso in un deposito da qualche parte, in attesa di un restauro che non si sa quanto sarebbe avvenuto.

Le associazioni ringraziano sentitamente il Tenente Colonnello Carmelo Grasso e il funzionario del MiC Marche Dott. Pierluigi Moriconi che non si sono limitati ad esporre l’opera alla mostra romana, mantenendo così i fari accesi sui luoghi del sisma, bensì hanno avuto anche il tatto e l’accortezza di ascoltare ed accogliere immediatamente la richiesta delle associazioni locali, in merito al rientro ad Arquata del crocifisso.

Un crocifisso che per la comunità Arquatana non è solo un riferimento religioso o un'opera d'arte, bensì un vero e proprio fondamento identitario, deposito di ricordi da cui attingere per trarre forza, segno di una religiosità profonda che ha radici nel passato delle famiglie che la compongono. Esso, infatti, è parte della storia sociale Arquatana, ed il fatto che sia un'opera d'arte ne aumenta l'importanza, ma non la costituisce.

Particolarmente toccanti le parole del Tenente Grasso che, esprimendo la propria felicità nei confronti di un simbolo che rientra tra la sua gente, ha ricordato come durante il recupero dell’opera il 28 agosto 2016, quando si trovava con un collega a trasportarlo per le vie di Arquata, fosse rimasto impressionato dell’espressività del Crocifisso: in quel frangente sembrava proprio avesse l’espressione di una persona spaesata nel non vedere intorno a sé le facce a lui note. Un effetto che il SS. Salvatore aveva fatto anche a più visitatori durante i 3 anni di permanenza dell’opera presso il Duomo di Ascoli Piceno.
E se la grandezza di un’opera sta anche nella capacità di esprimere vivi sentimenti, a volte contrastanti, nei confronti di chi la osserva, ciò non può che confermare il valore indubbio di un’opera che degnamente rappresenta la spiritualità dell’entroterra piceno.