L'ultimo saluto al Procuratore della Repubblica Franco Ponticelli

L'ultimo saluto al Procuratore della Repubblica Franco Ponticelli

La cerimonia si è svolta presso Casa Petrucci a Teramo. Umberto Monti, Procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno, in rappresentanza di tutti i magistrati ascolani presenti, ha ricordato la dolcezza e la signorilità del magistrato che ha segnato la crescita culturale ed umana di un'intera squadra a Palazzo di Giustizia di Ascoli Piceno.

Teramo - Ecco, questa è una di quelle notizie che non avrei mai voluto scrivere. Si è spento ieri a Teramo Franco Ponticelli, già Procuratore della Repubblica del Tribunale di Ascoli Piceno, dopo aver combattuto da par suo contro un male aggressivo. Mi univa a Franco Ponticelli un'amicizia di rara intensità e non avere potuto stare insieme a lui e sua moglie Paola prima per la pandemia, poi per la malattia mi ha sempre creato un senso di vuoto e di ansia.

Prima vi racconterò la mia amicizia con Franco poi ci sarà la cronaca commovente, con qualche sorriso strappato, di quanto avvenuto ieri.

Non è affatto semplice essere amico di un magistrato di speciale qualità come è stato Franco Ponticelli per uno come me, un giornalista, che frequentava il Palazzo per fare cronaca. Ti accorgi che si sta alimentando un particolare rapporto quando decidi, pur conoscendo una fase d'indagine, di non utilizzarla per fare uno scoop. Si questa in fondo è una confessione: sono venuto meno ad un obbligo della mia professione. E' accaduto solo in questo caso. Non si poteva tradire la fiducia di uno come Franco Ponticelli nata ed alimentata per stima reciproca, per una vicinanza che mi ha fatto crescere culturalmente in campo giudiziario, settore affatto facile e insidioso da raccontare. Io non sono uno che frequenta spesso la chiesa, però se dovessi dire in una parola su cosa sia stato Franco Ponticelli, uomo e magistrato, difficile da scindere i due aspetti, ecco direi che era un Giusto, appropriandomi di quel vestito che la Bibbia, il Vangelo hanno dato a pochi nella storia. Un ruolo difficile da portare avanti. Vi faccio un esempio di quest'uomo un pò Lou Reed (cantante rock)un pò Carmelo Bene (attore dissacrante) come gli dicevo spesso ridendo per la sua somiglianza con questi personaggi, soprattutto guardando le sue foto da giovane.


Lou Reed 

Carmelo Bene

Da poco si è svolta la Festa della Repubblica, bene in quelle occasioni, prima della pandemia ad Ascoli Piceno, poi, in serata, in casa del Prefetto a Palazzo Sanfilippo, si svolgeva la serata di festa nella quale una certa classe sociale cittadina si ritrovava e naturalmente il Procuratore della Repubblica veniva invitato insieme ad alte cariche istituzionali. Bene, Franco Ponticelli non c'è mai andato. Uno sgarbo istituzionale? No, assolutamente. Franco era un uomo della Stato innanzitutto. Si trattava però di mettere in pratica concretamente un aspetto della professione e del giuramento che è quello della terzietà del magistrato, giudice o pubblico ministero che sia, per agire sulla base di prove  e senza influenze. Ora, frequentando per lavoro la Procura e entrando spesso negli uffici del Procuratore della Repubblica, anche prima che s'insediasse in quel ruolo Franco Ponticelli, per deformazione professionale osservavo con cura quell'ambiente. Ho visto quella stessa scrivania completamente libera di fascicoli con un cristallo pulitissimo prima del suo arrivo e affollata da una montagna di pratiche divise in mucchi ben disposti quando il Procuratore Ponticelli ne aveva preso possesso. Ponticelli si occupava addirittura dei fascli relativi ai reati che competono al Giudice di Pace, cioè reatucci. Lo faceva per dare un esempio su come smaltire gli arretrati dell'attività giudiziaria spesso "dimenticata" dalla politica.

Ora per conoscere meglio quest'uomo speciale, un fine giurista, milanese, occorre una breve storia professionale. Giovane magistrato, Franco Ponticelli viene spedito in Sardegna come Pm, era l'epoca dei sequestri di persona. A condividere quel periodo non semplice anche sua moglie Paola, una donna abruzzese di rara intelligenza. Poi Franco Ponticelli passa alla magistratura giudicante ed è Presidente della sezione penale del Tribunale di Verona dove gli tocca di occuparsi delle attività della Mafia del Brenta. Verona era un crocevia della droga in quel tempo.

In seguito viene ad Ascoli Piceno perché sua moglie Paola voleva riavvicinarsi alla sua famiglia che era di Teramo.

Ponticelli dapprima ricopre il ruolo di Procuratore della Repubblica presso la Pretura, poi dopo qualche anno sale al piano superiore come Procuratore della Repubblica del Tribunale. Nel frattempo aveva istruito una buona squadra di polizia giudiziaria nelle diverse  aliquote a servizio della Procura: Carabinieri, Corpo Forestale della Stato, Guardia di Finanza e Polizia di Stato.

Franco Ponticelli ha vissuto per diversi anni ad Ascoli Piceno e amava questa città in modo speciale. Persona colta, amante dell'arte, non poteva non subire il fascino della città delle cento torri, anzi nella sua attività professionale ha sempre cercato di proteggerla da quanti volessero deturparne la bellezza monumentale e paesaggistica. Rosssonero convinto amava il suo Milan, ma era sempre attento alle vicissitudine dell'Ascoli Calcio. Più del calcio però lo appassionavano i motori. Ferrari e la F1 la sua passione, incollato alla tv ad ogni Gran Premio. Non finiva li l'amore per i motori: sempre pronto ad acquistare l'ultima release di corse automobilistiche per la playstation ha cercato più volte di insegnarmi a giocare...ma io sono negato. Da ultimo, se così si può dire ... era l'uomo delle "macchinine": ha costruito circa 3mila e 500 modellini di auto da corsa fin dagli esordi dei vari campionati. Con una manualità certosina assemblava i pezzi dei modellini dopo avrli dipinti con i colori originari. Lo faceva con lo stesso impegno con il quale studiava e definiva i suoi casi giudiziari.

Mi mancheranno le sfide a Burraco con tanto di sfottò che con mia moglie Silvana e sua moglie Paola che spesso si facevano nella sua abitazione ascolana e nel Teramano, in campagna.

Ieri a dare l'utimo saluto a Franco Ponticelli c'erano il Procuratore della Repubblica Umberto Monti, Alessandra Panichi Presidente del Tribunale di Ascoli Piceno, Carlo Calvaresi, Presidente del Tribunale di Teramo, Ettore Picardi, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di L'Aquila, Ersilia Spena, Pubblico Ministero presso la Procura dei Minori di Firenze, oltre a rappresentanze della Polizia giudiziaria di Ascoli Piceno e amministrativi del Palazzo di Giutizia.

Con voce rotta Umberto Monti ha detto che c'era li la "squadra" di Franco Ponticelli che oltre per la professionalità, fatto scontato, era nei loro cuori per la sua dolcezza e signorilità. Ha raccontato del clima che generava il Procuratore Ponticelli, anche degli scherzi che in alcune occasioni si facevano tra colleghi.

Poi è stata la volta di Matteo, 21 anni figlio di Francesca, nipote di Franco e studente di giurisprudenza, che ha detto quanto di suo nonno ora resta in lui per dargli la spinta per andare avanti nella vita forte dei suoi valori, dei tanti discorsi fatti insiema dalla politica allo sport. Matteo sarà un Procuratore della Repubblica come suo nonno Franco? Si vedrà. Che dire poi di Francesca Ponticelli che, quasi a scusarsi con suo Padre, ha detto che ha seguito gli ordini di Franco quando si fosse spento "e forse - ha detto Francesca tra lacrime e un breve sorriso - papà avrebbe giudicata ecccessiva ance quella breve cerimonia di commiato".

Ciao Franco.....