"Fin qui tutto bene", la mostra di Andrea Tarli inaugurata presso il Cantiere di Arte Contemporanea Picena

"Fin qui tutto bene", la mostra di Andrea Tarli inaugurata presso il Cantiere di Arte Contemporanea Picena

Zechini: 'E' una mostra abbastanza complessa che va dal 2006 al 2017 con progetti mai esposti, progettate a Lisbona e all'estero in genere. E' una mostra che si divide in tre parti: a sinistra tutto ciò che è legato a progetti sul territorio, sociali, di street art e non solo, piccoli progetti in case private ma con dimensioni notevoli'. Resterà aperta fino all'11 febbraio 2018.

Ascoli - Sabato 16 dicembre l’associazione Arte Contemporanea Picena ha inaugurato “Fin qui tutto bene”, la mostra dell’artista Andrea Tarli, presso il Cantiere in via Oberdan. Resterà aperta fino all'11 febbraio 2018.

Nato ad Ascoli Piceno nel 1973, risiede tra l’Italia ed il Portogallo. Presenti il sindaco Guido Castelli, l'assessore Giorgia Latini e il presidente del Consiglio comunale Marco Fioravanti, che oltre ad anticipare altre "fatiche" che vedranno impegnato Andrea tarli nel territorio di Ascoli Piceno, hanno evidenziato il suo importante ruolo di testimonial della qualità di Ascoli Piceno a livello internazionale grazie alle sue capacità artistiche. 

Il titolo della mostra, “Fin qui tutto bene” ispirato ad una celebre frase del film L’Odio, ci introduce nell’universo multidisciplinare dell’artista dove street art, cinema, pittura e scultura s’intrecciano con gli aspetti sociali del mondo dando vita ad una pittura sospesa.


Andrea Tarli presenta alla galleria Cantiere di Ascoli Piceno, oltre trenta opere organizzate in tre percorsi: il primo, composto da circa 20 progetti, ci avvicina al suo mondo di street artist, con una selezione di disegni, bozzetti, idee, foto attraverso le quali sembra di immergersi nella mente e nello studio dell’artista.

L’allestimento, come in una mappa mentale, accosta opere di arte urbana realizzate in Italia e all’estero, ad altre opere private di grande formato che si susseguono per colore o distanza spaziale.

Tredici tele per il secondo percorso, tutte opere concepite nel 2017 a Lisbona.

Il tema della pittura, mai semplice, s’intreccia al suo supporto fatto di tele usate, ridipinte e distrutte in una lotta tra il nuovo e il vecchio che non vuole morire.

Inquadrature, tagli d’immagine ricercati tra prospettive forzate di palazzi e volti, corpi piegati con gesti che sembrano riecheggiare il manierismo, personaggi soli e titanici, in un contesto fatto di palazzi e periferie di grande suggestione. Tarli fa emergere una nuova bellezza da quelle periferie che soltanto i “giganti” frequentano, una sorta di metafisica fatta non più di colori e manichini alla De Chirico ma di corpi e immagini reali.

E' una mostra abbastanza complessa che va dal 2006 al 2017 – dice Alessandro Zechini - con progetti mai esposti, progettati a Lisbona e all'estero in genere. E' una mostra che si divide in tre parti: a sinistra tutto ciò che è legato a progetti sul territorio, sociali, di street art e non solo, piccoli progetti in case private ma con dimensioni notevoli. I luoghi d'intervento di Andrea Tarli sono stati l'Italia con Verona, Roma, Mosciano Sant'Angelo e poi all'estero dove Lisbona è predominante.


Ad Ascoli Piceno gli importanti lavori per il carcere e in via della Canterine che aprono al discorso della mostra e al lavoro pittorico. Quei giganti che sono sopra la città sono personaggi positivi, colorano la città, cambiano i suoi connotati in positivo.

Andrea attraverso queste figure quasi mitiche - spiega Zechini - affronta il tema sociale, del territorio, del verde che riemerge. Temi che ricostruiscono (palazzi degradati, periferie) la città e che Andrea Tarli svolto in più anni, che ha iniziato a tratteggiare già dai primi murales.


Al centro lo spazio dedicato alla scultura, mentre a destra le opere sono tutte realizzate nel 2017. Sono varie le tematiche con due episodi fondamentali della storia contemporanea: Le Torri Gemelle e Piazza Tienanmen con queste figure giganti che si prendono il carico della storia “bloccando” quelle azioni”.

Su tutto, emerge la luce, grande protagonista delle ultime opere dell’artista.

In questa mostra Tarli si sofferma su alcuni temi storici di grande rilevanza.

Cosa sarebbe successo se delle “divinità” avessero protetto le torri gemelle dallo schianto degli aerei? Siamo sicuri che l’uomo di piazza Tienanmen fosse solo?

Temi a contrasto si susseguono, aerei da guerra ammassati insieme al più famoso Enola Gay vengono colorati con i simboli della pace e dell’amore.

Le opere in mostra sembrano svilupparsi quasi in una sorta di staffetta in cui ogni dipinto rafforza e potenzia il messaggio dell’altro.

Le sculture aprono il terzo percorso.

Tre sculture che come ready-made, prendono in prestito modellini fabbricati industrialmente, sui quali l’artista dipinge, cambia loro il contesto.

In Tarli è sempre la pittura che vince e si fa scultura, ogni tela viene colorata a favore di un mimetismo che fa sì che carri armati diventino oro passando sopra i lingotti della Federal Reserve ed aerei da guerra si vestano con colori e disegni del flower power.

L’intera esposizione è strettamente correlata ed i tre percorsi s’intrecciano con il titolo della mostra, “Fin qui tutto bene”, quasi a suggerici una via d’uscita: abbiamo ancora l’arte che cambia i colori della nostra percezione del reale, abbiamo l’immaginazione che ci apre alle mille interpretazioni della mente di un artista complicato che lascia a noi la libertà di perderci nei sofisticati ed intricati messaggi delle sue opere, come a dirci, tutto è ancora possibile perché “il problema non è la caduta ma, l’atterraggio”.


In questi giorni Andrea Tarli sta lavorando su un edificio in stato di degrado nella frazione Colleiano del comune di Roccafluvione, sempre allo scopo di creare un punto d'interesse teso a difendere dalla decadenza strutture create dall'uomo pure se avulse dall'aristocratica valenza del monumento