Ranalli e Addari: per le pmi la crisi Covid è senza precedenti

Ranalli e Addari: per le pmi la crisi Covid è senza precedenti

'Serve policy dedicata, alle risorse Pnrr affianchiamo fondi di sviluppo e coesione. Crescita, sostenibilità e innovazione come driver di lungo periodo'.

Pescara - “Le PMI hanno cercato di avere fiducia e resistere: oggi con la capacità di ripresa del sistema imprenditoriale mettiamo a disposizione le nostre energie per rilanciare il Paese. Per fare questo vogliamo lavorare insieme alle parti sociali e alle istituzioni competenti. Purtroppo, soffriamo di endemica sottocapitalizzazione delle PMI: dobbiamo utilizzare al massimo le risorse del PNRR e dei Fondi di Sviluppo e Coesione per riemergere e rafforzare le imprese, rendendole più resilienti per affrontare ogni futura crisi, tutelando economia e occupazione”.

Così Giuseppe Ranalli, Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Abruzzo, al termine della presentazione odierna del Rapporto Regionale PMI 2021, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che analizza le performance economico-finanziarie delle circa 160 mila società di capitale italiane che - impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro - rientrano nella definizione europea di PMI.

Per Alessandro Addari, Presidente Piccola Industria Confindustria Chieti Pescara: “Dal rapporto leggiamo che l’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze fortemente diversificate, colpendo in misura particolare i settori più interessati dai lockdown ed esposti alle misure di contenimento come, ad esempio, la ristorazione, il turismo, gli alberghi, i trasporti, l’ingrosso e il dettaglio non alimentare e il sistema moda. Mentre ha inciso in misura meno significativa su altri comparti o addirittura stimolandone positivamente alcuni, come la filiera farmaceutica, il commercio online e l’industria agroalimentare, inoltre, dal dialogo con i nostri associati emerge che l’asimmetria ha riguardato anche i singoli settori, ad esempio nell’ambito agroalimentare le aziende distribuite principalmente nei canali HO.RE.CA. (Hotel, Ristorazione, Bar), in Italia e all’estero hanno subito un impatto maggiore rispetto a quelle presenti nella GDO e nei canali di commercio elettronico. Nonostante la gravità della crisi e questa asimmetria, il sistema delle PMI sembra aver sostanzialmente tenuto, anche grazie alle misure emergenziali. In questo quadro alcune proposte diventano particolarmente significative per noi: la proroga automatica della moratoria di legge per le PMI; la conferma dell’intervento rafforzato del Fondo di Garanzia per le PMI e della ‘Garanzia Italia’ di SACE; l’allungamento dei tempi di restituzione del rimborso dei debiti di emergenza del 2020 dai 6 anni, attualmente previsti, fino a 15 anni. E naturalmente continuare a investire in competenze e formazione, perché sono le persone che fanno il successo delle nostre imprese.”

In base alle stime, un numero molto consistente di PMI (28 mila, pari al 17,9%) ha subito nel 2020 un calo dei ricavi superiore al 20% (il 17,7% considerando la distribuzione del fatturato). Un terzo delle società analizzate (53 mila) ha fatto registrare un calo dei ricavi più basso, ma comunque significativo (tra -10% e -20%). Circa 63 mila PMI hanno contratto le vendite con tassi a una cifra e solo per le restanti 14 mila società (9,0%) si stima un fatturato in crescita o sui livelli del 2019.

Il Centro risulta l’area geografica con la quota maggiore di imprese operanti nei settori più colpiti dal Covid (23,1% in termini di numerosità e il 24,0% in termini di fatturato). La probabile uscita dal mercato di un numero rilevante di imprese e il ridimensionamento del giro d’affari di molte altre, avranno inevitabili ripercussioni anche sul livello degli investimenti. Secondo le stime, infatti, le società italiane potrebbero perdere, a causa del Covid, 43 miliardi di euro di capitale nel biennio 2020-2021 (-4,8% rispetto ai circa 900 miliardi complessivi di fine 2019).

Prosegue il Presidente Ranalli: “In Abruzzo sono circa 1.200 le Piccole e Medie Imprese rappresentate dal sistema Confindustriale. Le nostre PMI hanno quindi un ruolo centrale per il benessere, la tenuta sociale e lo sviluppo sostenibile del territorio.

Purtroppo, i dati del rapporto diffuso oggi sono preoccupanti: l’Abruzzo ha registrato una riduzione di organico nel 2020 del -9% sul 2019, contro la media italiana del -8,20%, con una perdita occupazionale nel settore privato per il 2020 di 29.380 addetti. La strategia nazionale per le PMI finora ha previsto principalmente misure “emergenziali” di breve periodo e di sostegno indiretto alle imprese provocando, in particolare per le PMI, effetti evidenti sulla loro struttura finanziaria, con un incremento dell’esposizione debitoria e una conseguente riduzione della loro capacità di investimento. Ora è necessario proseguire su basi diverse le politiche di sostegno alle imprese, con misure che affianchino quelle a sostegno della liquidità, al fine di favorire la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio della loro struttura finanziaria. Chiediamo di impostare azioni e strumenti per aiutare le PMI ad intraprendere un sentiero di innovazione e di crescita. Gli spazi e le risorse finanziarie per sostenere una policy dedicata alla ripresa e alla resilienza delle PMI sono ampiamente reperibili anche oltre PNRR, in particolare nella politica di coesione, europea e nazionale, da avviare proprio nel corso del 2021”.

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