Rossi, rigassificatori? No grazie.

Rossi, rigassificatori? No grazie.

Il Pear non li prevede e bisogna puntare sulle rinnovabili

In sostanza su nuovi stili di vita incentrati sulla sobrietà e la qualità. E’ questa la lezione che ci viene dalla gravissima crisi che stiamo vivendo.
Se sapremo coglierne il significato essa si rivelerà una preziosa opportunità per tutti noi”. Queste le parole di Massimo Rossi all’incontro che si è tenuto domenica nel primo pomeriggio a Porto Recanati,  promosso dalla coalizione di partiti (Federazione della sinistra e Sel) che sostiene la sua candidatura.
Rossi ha ricordato come i rigassificatori previsti nella regione siano in realtà due visto che c’è in ballo anche la città di Falconara.“Pur nella diversità delle loro caratteristiche e del contesto differente dove dovrebbero essere collocati, si tratta per entrambi i territori interessati di una presenza gravemente impattante.
E’ paradossale che si voglia installare due impianti proprio nell’arco di poche decine di chilometri. Il rischio che questi mega impianti fanno correre alle persone e all’habitat naturale è fonte di numerosi studi”.
E il candidato della sinistra, in questo senso, ha ricordato il contributo dal Professor Massimo De Santi dell’Università di Pisa che in un suo documento ha illustrato cosa è un rigassificatore e il suo impatto sull’ecosistema. Si tratta di impianti catalogati a rischio di incidente rilevante e sottoposti alle Legge Seveso dello stato italiano.
La loro pericolosità è così alta che la Regione Toscana ha istituito una Commissione Internazionale di Sicurezza per il rigassificatore off shore di Livorno, molto simile a quello che dovrebbe sorgere a Porto Recanati.
Studi Usa dimostrano la pericolosità di questi impianti in caso di forte evento sismico, caduta di aereo sull’impianto, eventuali collusioni con altre navi, tanto che negli Stati uniti si sta discutendo di portare queste strutture fino a 100 chilometri dalla costa. In Italia attualmente sono stati presentati ben 20 progetti di terminali di rigassificazione.
Mentre nel resto d’Europa sono solo 10. “Dunque – ha concluso Massimo Rossi – si tratta di evitare assolutamente  la loro installazione. Tra l’altro è inaccettabile che proprio in poche decine di chilometri dovrebbero essere sistemati due impianti.
E’ quindi necessario che i comitati e tutti coloro che in questi mesi si sono mobilitati non abbassino la guardia e non si fidino di facili promesse elettorali.
E soprattutto auspico che questa importante esperienza di cittadinanza attiva prosegua anche una volta scongiurato il pericolo di realizzazione dei rigassificatori, dato che i temi della tutela della salute e dell’ambiente, per un nuovo modello energetico, necessitano della più ampia partecipazione”.

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