La Consulta dichiara inammissibili i ricorsi delle Regioni contro le trivellazioni

La Consulta dichiara inammissibili i ricorsi delle Regioni contro le trivellazioni

Tocca a noi cittadini dire basta a chi vuole distruggere una ricchezza inestimabile come quella del nostro paesaggio, del nostro mare. Non  sono cose di nostra proprietà. Dobbiamo esserne degni custodi per le future generazioni. Lo possiamo fare votando SI al referendum del 17 aprile

Ascoli - Ora più che mai occorre che i cittadini marchigiani e abruzzesi si rendano conto di quanto sia diventato cruciale andare a votare SI al referendum del prossimo 17 aprile contro le trivellazioni nel mare Adriatico e in tutte quelle zone che mettono a rischio il nostro paesaggio.

La Corte costituzionale infatti ha dichiarato inammissibili i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promossi dalle Regioni sulla questione delle trivellazioni. I ricorsi riguardavano il piano delle aree e il regime delle concessioni ed erano proposti nei confronti del Presidente del Consiglio, del Parlamento e dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione.


Promossi da sei Consigli Regionali - Basilicata, Puglia, Liguria, Marche, Sardegna, Veneto - i conflitti miravano a far rivivere i referendum su piano aree e proroga delle concessioni, in precedenza 'bocciati' dalla Cassazione.


La Consulta ha dichiarato i conflitti inammissibili perché non è stata espressa la volontà di sollevarli "da almeno cinque dei Consigli regionali che avevano richiesto il referendum".

Resta in piedi, quindi, un solo referendum sulle trivelle: quello sulla durata delle autorizzazioni per le trivellazioni entro le 12 miglia mare, che si terrà il 17 aprile.

Assistiamo da circa 1 anno ad un eccezionale ribasso dei prezzi del petrolio. Il nuovo ingresso dell'Iran sul mercato mondiale ha contribuito a questi ribassi che diventeranno con tutta probablità la normalità. D'altro canto l'Eni ha trovato un bacino petrolifero tra i più grandi del mondo nel mediterraneo di fronte all'Egitto.

Tutte queste componenti dovrebbero disinnescare dal punto di vista del profitto economico la voglia di trivellare. In ogni caso non c'è giustificazione di crisi di materia prima che tenga di fronte alle quantità di petrolio già a disposizione del mercato.

E' ora di dire basta a chi vuole distruggere una ricchezza inestimabile come quella del nostro paesaggio, del nostro mare. Non  sono cose di nostra proprietà. Dobbiamo esserne degni custodi per le future generazioni.