Papa Francesco: 'Non si può insultare la Fede degli altri'

Papa Francesco: 'Non si può insultare la Fede degli altri'

Il sentimento religioso degli altri va sempre rispettato.

Roma - In una fredda mattina di gennaio nel cuore di Parigi, due uomini sono entrati nella redazione del giornale “Charlie Hebdo”con armi da guerra ed hanno ucciso 12 persone ferendone altre 11. Davanti a tanto orrore si è levato un grido di dolore ed il raduno spontaneo di domenica 11 a Parigi ma anche in altre città europee lo  testimonia. La gente ha manifestato la sua opposizione a questi atti. Papa Francesco ha preso posizione sottolineando i pericoli del fondamentalismo, nel contempo ha moltiplicato le occasioni di incontro con responsabili musulmani.

L’ineludibilità del dialogo interreligioso con l’Islam è stato riaffermato l’8 gennaio  da una dichiarazione congiunta al termine dell’incontro a Roma tra il Cardinale Jean-Louis Tauran ed una delegazione di imam francesi “I responsabili  religiosi sono chiamati a promuovere sempre di più una cultura di pace e di speranza, in grado di vincere la paura e di costruire ponti tra gli uomini…il dialogo interreligioso resta la sola via da percorrere insieme per dissipare i pregiudizi”.

C’è da far notare che il dialogo tra religioni va condotto però a  schiena dritta. Troppe volte si è riscontrato da parte di singoli cattolici un atteggiamento remissivo, inteso a compiacere gli interlocutori quando questi ultimi non lo richiedevano per nulla. La rinuncia a recite natalizie, canti di Natale,allestimento di presepi con la scusa di non urtare la sensibilità di altre religioni appaiono come esempi di gratuito autolesionismo.

L’assalto al “Charlie Hebdo”- che si definisce Journal irresponsabile -si può legittimamente ritenere come l’esecuzione di una condanna emessa nel lontano 2006 con grandi folle infuriate per quei giornalisti, di un giornale olandese, che aveva pubblicato vignette irridenti contro Maometto.

Il Charlie Hebdo nel tempo ha rincarato la dose anche dopo essere stato fatto oggetto di un grave attentato nel 2011,quando fu incendiata la sede del giornale. I vignettisti sono stati celebrati  come “martiri della libertà”mentre al loro “divertimento”mancava totalmente il senso di responsabilità. Per loro come per altri in Occidente chi appartiene ad una religione era un ignorante da schernire, da offendere fin nel profondo. Non erano coscienti che in democrazia, non può esistere la libertà di offendere gratuitamente l’altro solamente per una sorta di perverso “divertissement”.

Tanto meno se l’altro è musulmano e dunque meno remissivo della maggior parte dei cristiani verso le offese dei sentimenti più profondi.

Le vittime dell’attentato di Parigi erano giornalisti conosciuti per la loro libertà di stampa,antimilitaristi ed antireligiosi. Hanno pubblicato battute feroci su l’ebraismo,sulla Chiesa,le loro caricature di Benedetto XVI erano  come quelle di Maometto ed erano dimostrazione della libertà si stampa. Anche nel numero di “Charlie Hebdo”uscito il 14 gennaio in terza pagina, si irride a Papa Francesco con due vignette.

Giovedì 15 gennaio Papa Francesco nel suo trasferimento in aereo da Colombo a Manila, durante un incontro con i giornalisti che lo accompagnavano, rispondendo ad una domanda di un collega francese, a proposito della strage e della libertà di espressione ha detto :”…non si può uccidere in nome di Dio. Questa è una aberrazione…..non si può provocare né insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede …ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana, ha dignità”.

Sabato 17 gennaio la rabbia anti- Charlie si è propagata al mondo arabo. Centinaia di islamisti hanno manifestato contro le vignette blasfeme in Pakistan,Algeria,Sudan e Somalia mentre in Niger sette chiese sono state date alle fiamme, le abitazioni di alcuni cristiani  saccheggiate ed un centro culturale francese  assaltato.            

Un conto,insomma,  è essere liberi di dire il proprio parere, un altro è rendere ridicolo o addirittura umiliare il parere di qualcun altro.  

Spetta ai musulmani moderati confrontarsi nel loro sforzo ora più urgente che mai,di rendere l’Islam una religione meno guerriera.