Il Movimento 5 Stelle ha votato contro il PRG

Il Movimento 5 Stelle ha votato contro il PRG

Invece facciamo politica con l’idea di cambiare davvero le cose, e per cambiarle occorre innanzitutto capirle, il che significa anche distinguere le responsabilità, e poi agire non per cercare consensi, ma per quello che si ritiene giusto.

Ascoli - Questa volta col voto sul PRG abbiamo espresso un giudizio politico, e perciò abbiamo votato contrario. Nel farlo siamo stati anche facilitati - lo ammettiamo - dalla sostanziale irrilevanza pratica del nostro voto, perché va detto onestamente che se avessimo vinto noi le elezioni, o il PD, non credo avremmo potuto ritardarne più di tanto l’adozione, né cambiare radicalmente questo PRG, considerando per esempio la necessità pratica di adeguarsi, in ritardo, al Piano Paesistico Ambientale Regionale, con i conseguenti vantaggi anche per i Cittadini nelle procedure burocratiche. Notiamo: ancora un ritardo, ancora una specie di emergenza…

Tecnicamente, c’è poco da discutere. O meglio, si potrebbe farlo per giorni, ma l’incardinamento tecnico-giuridico è comunque solido, e piuttosto complesso, muovendosi tra analisi demografiche, geologiche, idrogeologiche, storiche, botaniche, architettoniche, ecc. prescrizioni normative di ogni genere, valutate e controvalutate da svariati enti, ultimo ma non meno importante la Provincia, che ha approvato il piano indicando 41 prescrizioni, tutte recepite senza batter ciglio, forse per sfinimento o per l’emergenza di cui sopra, dal Comune.


E il rispetto per il lavoro dei tecnici l’abbiamo espresso con il nostro primo voto su questo Piano Regolatore, un voto favorevole su un passaggio tecnico, che ci ha esposti a innumerevoli critiche, saluti tolti, accuse a volte bizzarre, in generale poca voglia di capire e molta di parlare.


Sarebbe stato comodo votare contrario, ma sarebbe stato recitare una parte. Invece facciamo politica con l’idea di cambiare davvero le cose, e per cambiarle occorre innanzitutto capirle, il che significa anche distinguere le responsabilità, e poi agire non per cercare consensi, ma per quello che si ritiene giusto.

Il problema del Piano Regolatore non sono i tecnici: è la committenza, la politica, espressione dei Cittadini. Citiamo Cervellati che con la saggezza e la libertà di pensiero consentitegli dalla veneranda autorevolezza, dall’aver lavorato anche in grandi città, e con giunte di ogni colore, ha detto in Consiglio Comunale qualcosa tipo (la citazione non è precisa, lo sarà dopo la pubblicazione del video): «gli urbanisti sono considerati dei killer delle città italiane.


Come urbanista non mi sento di dar torto a queste idee, le città italiane negli ultimi 50 anni non sono migliorate... i killer sono gli urbanisti, ma i mandanti sono gli amministratori, e qualche responsabilità ce l'hanno anche i cittadini».

 

Ammette le sue responsabilità di tecnico, e giustamente le divide con tutti, perché più o meno tutti abbiamo partecipato a questo scempio. Uno dei cardini dell’idea del Movimento 5 Stelle è proprio cambiare questo modello di sviluppo suicida. Ci stupisce che il PD dica qualcosa a riguardo: quello del PRG ascolano è l’identico, atroce,  problema dell’intera Vallata del Tronto, più o meno dell’Italia intera, del dopoguerra: la scelta scellerata di uno sviluppo urbanistico in salsa californiana – se interessati si legga un libro, “Geografie della paura”, di Mike Davis, un urbanista americano che descrive bene questa modalità di consumo cieco del territorio, l’incuranza per il futuro, fino all’aiuto della stampa per questi fini -, uno sviluppo con scopi puramente quantitativi, soldi facili - prima, ora neanche quelli -, con poca o nessuna attenzione alla sicurezza (sismica, idrogeologica), alla sostenibilità energetica e ambientale, allo sviluppo economico, ai cambiamenti sociali e culturali che un cambiamento di sistema urbano implicano.

 

 

Tutte le ramificazioni storiche del PD, fino a oggi, nella Vallata come in tutta Italia, hanno promosso e messo in pratica, insieme agli altri partiti - con rarissime eccezioni, di solito alle estreme, di destra e di sinistra -, questo  modello, basti pensare all’ultimo picco di questo modo di pensare e fare politica e affari, l’EXPO di Milano, o la politica nazionale che favorisce trivellazioni in paradisi paesaggistici, o che riesce già solo a immaginare di stoccare immani quantità di gas in un serbatoio naturale sotto una Città, e sopra una faglia… succede qui vicino, a San Benedetto, dove il piano di sviluppo governativo prevede di trasformare una località balneare in un sito industriale ad alto rischio!

In che senso, e con che faccia, il PD ascolano critica ora questa amministrazione?

Possiamo farlo con maggior libertà di pensiero e di espressione, e un po’ più credibilmente, noi.

La cosa particolarmente triste è vedere questo sistema selvaggio e brutale applicato su un territorio, il Piceno, antropizzato da millenni, con un patrimonio paesaggistico, storico, urbanistico e architettonico inestimabile, negli ultimi decenni brutalmente violentato.

Capiamo anche l’importanza del settore edile, così come dell’industria, per l’economia, ma è ora e passata di riconvertire questo settore: c’è un infinito lavoro da fare sulla riqualificazione, anche energetica, il restauro, la bonifica… Potremmo diventare un’eccellenza mondiale su questo. E invece continuiamo a sbagliare, costruendo case che tra l’altro neanche si vendono più, mentre aumentano quelle sfitte o inutilizzate, andando avanti a colpi di varianti.

Di fatto questo Piano Regolatore, oltre che burocraticamente compilativo, è anche un ricettacolo di varianti, malamente o per nulla integrate al resto. E il cuore della Città, il centro storico, è lasciato imbalsamato e bloccato col paravento burocratico del piano Secchi. A proposito di indirizzi della committenza…

Già nei primi anni del ‘900 un gruppo di urbanisti danesi studiava scientificamente Ascoli, il centro storico della nostra Città: lo misurava, analizzava i flussi delle persone tra le rue e le piazze. Consideravano il nostro centro un’ideale urbanistico, ideale per la vita delle persone, per il tipo di relazioni sociali che favorisce.

Un architetto ascolano che lavora al comune di Sidney racconta che per il piano regolatore che stanno facendo, dall’altra parte del globo, hanno un consulente, urbanista di fama mondiale - Jan Gehl -, un danese discendente di quella scuola che già ai primi del ‘900 studiava Ascoli. Agli australiani, oggi, Jan Gehl sta facendo applicare la lezione urbanistica medievale, per migliorare la vivibilità sociale della loro città.

Mentre nel mondo i più evoluti ci copiano l’incredibile raffinatezza urbanistica del centro storico, noi lo spopoliamo, lo curiamo poco e male, e nel frattempo copiamo modelli di sviluppo barbari e incivili, tanto potenti quanto primitivi e perciò doppiamente pericolosi.

Non stiamo progettando seriamente il futuro della nostra Comunità.