Gaspari: 'Non siamo kamikaze, vogliamo regole del gioco scritte nero su bianco'

Gaspari: 'Non siamo kamikaze, vogliamo regole del gioco scritte nero su bianco'

'Ora dobbiamo mettere in biglietti da 100 euro uno sull’altro, soldi veri, 80 milioni di euro tra bonifica e opere di urbanizzazione dell’area. Altrimenti nessuno ci obbliga a investire nel Piceno'. Si può nascondere dietro queste lungaggini tecnico-burocratiche un certo tipo di regia? E’ una valutazione che lasciamo a voi lettori.

Ascoli - Lo scoglio vero che ha ghettizzato l’unico progetto strategico degli ultimi cinquant’anni per sviluppo di un intero territorio, il Piceno, è la guerricciola di fazione politica fatta di sotterfugi mascherati da pseudo regole e conditi da burocrazia alle stelle.

 

Parliamo della riqualificazione dell’ex area Sgl Carbon. Un progetto che i privati proprietari dell’area, Restart Srl, hanno denominato “Ascoli21”. E sono stati lungimiranti gli imprenditori di Restart a considerare un intero secolo, il 21esimo, appunto, perché dal momento in cui hanno acquisito l’area dalla Sgl Carbon ad oggi sono trascorsi 6 anni. Ne restano 94 di anni per concludere il secolo. Magra consolazione. Nel frattempo le economie locali, nazionali e internazionali camminano o corrono. Nel Piceno stazionano.


Per Platone, la politica è l'applicazione del bene comune al fine di rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono tra l'individuo e la sua completa realizzazione, allora non è possibile pensare a una politica giusta che non faccia il bene.

Immagino che si sottoscriva tutti un concetto del genere anche se ha qualche anno (sic). Ora valutiamo cosa è accaduto dal 2010 (anno nel quale Restart acquista l’area Carbon) ad oggi nel Piceno, che oggi festeggia il riconoscimento di area di crisi industriale complessa insieme alla Val Vibrata.

 

Alcuni “signori” della politica, proprio quelli che festeggiano oggi, si sono guardati bene questa festa di anticiparla nel 2011, quando altri politici in Regione Marche avevano deliberato la stessa richiesta e avevano incardinato il “Protocollo Val Vibrata Val Tronto” insieme alle parti sociali. Risultato? Senza quel paracadute, oggi “portato in processione”, sono stati persi a migliaia posti di lavoro.

E parlando di riqualificazione della Sgl Carbon vi forniamo alcuni particolari che escludono la voglia da parte di “alcuni” signori della politica di voler neppure sfiorare i concetti del signor Platone.

Fino ad oggi Restart, come dice il presidente Franco Gaspari, ha speso nel progetto (che vuol dire anche acquisto e manutenzione dell’area inquinata, pagamento di Imu etc.) 16 milioni di euro.

E proprio nel 2011 avevano presentato il progetto di bonifica complessivo da validare da parte dei soggetti istituzionali competenti: Comune, Provincia, Asur, Arpam.

Sono trascorsi ben 5 anni per arrivare all’approvazione definitiva che ancora non c’è, magari è solo questione di giorni. Intanto gli ex lavoratori della Sgl Carbon hanno perso tutte la coperture sociali. Sono senza reddito. Hanno completato un corso per andare poi a svolgere lavori nella bonifica che non è ancora iniziata.

Nel corso di questi anni ci sono stati tavoli tecnici, conferenze dei servizi nei quali confrontarsi tra i tecnici che avevano approntato il progetto di bonifica della Restart (in soldoni 35 milioni di euro) e quelli istituzionali: Provincia, Asur e Arpam.

 

Un anno è stato perso sul tema di lisciviazione si, lisciviazione no (Il test di lisciviazione è una prova durante la quale del materiale viene messo a contatto con percolato e vengono quindi estratti alcuni costituenti del materiale. Lo scopo è determinare il rilascio dei costituenti dei materiali e il potenziale inquinamento dell'ambiente con tali costituenti in un periodo di tempo lungo).

C’è voluto il Ministero della Salute con la sua massima autorità, l’Istituto Superiore di Sanità, per dire ai tecnici istituzionali regionali, ai quali competeva il controllo del piano di bonifica, che non doveva essere applicato il metodo della lisciviazione.

Quei tecnici per un anno hanno percepito ugualmente lo stipendio, ferie pagate, etc. Per Restart Srl è stato un ulteriore anno di spesa e per quei lavoratori senza più lavoro e assicurazioni sociali un anno in più per sbarcare il lunario con una famiglia sulle spalle.

 

Si può nascondere dietro queste lungaggini tecnico-burocratiche un certo tipo di regia? E’ una valutazione che lasciamo a voi lettori.

In tutta questa vicenda ora c’è un fatto assodato Restart non vuole più scommettere al buio e l’ha detto chiaro ieri alle organizzazioni sindacali. “Quello che abbiamo chiesto – dice Franco Gaspari – è di avere scritte nero su bianco le regole del gioco. Queste non possono cambiare da un giorno all’altro. Noi non siamo kamikaze. Ora dobbiamo mettere in biglietti da 100 euro uno sull’altro, soldi veri, 80 milioni di euro tra bonifica e opere di urbanizzazione dell’area. Altrimenti nessuno ci obbliga a investire nel Piceno”.

E’ lo stesso concetto espresso più diplomaticamente durante il tavolo di concertazione quando tutto questo percorso è stato definito “faticoso e molto oneroso”.

Ora pensiamo positivo con Hub21, l’embrione del Polo scientifico, tecnologico e culturale che è previsto nella riqualificazione dell’ex area Carbon.

Battista Faraotti ne è il presidente, ma il motore di questa macchina snella e performante è l’Ad Luca Scali. E’ un imprenditore di 46 anni che da circa 20 investe in economia digitale, in start up che funzionano. Siciliano d’origine, cittadino del mondo, che ora ha scelto di vivere ad Ascoli Piceno per portare avanti questa sfida. E’ abituato a parlare di concretezza come i dati che fornisce ai membri del tavolo di concertazione.

Hub21 che ha sede a villa Tofani in questo momento, ha incubate 15 start up nei prossimi giorni almeno sette di loro si trasformeranno in società con atto notarile, quindi a tutti gli effetti diventeranno delle Pmi (piccole e medie imprese) con un mercato, già testato con business plan, da affrontare.

Un esempio è quello di una società, pensata da un’ascolana che ha vissuto per alcuni anni a Londra, che vende una beauty box, cioè una scatola con confezioni di prodotti cosmetici. Ha prodotto 14 nuovi posti di lavoro e i materiali che vengono utilizzati vengono realizzati nel territorio marchigiano.

Luca Scali in queste società investe del suo come Hub21. “Andranno avanti – dice Scali – le idee che funzionano, che sono state valutate ampiamente. E per quanto riguarda l’economia digitale non si deve pensare solo a start up che producano app o siti web. L’economia digitale interviene in imprese tradizionali assicurando una maggiore capacità di resistenza nel mercato rispetto ai competitori che non hanno fatto questa scelta per le loro aziende.

Utilizzeremo i laboratori delle università come nel caso di Camerino che sul territorio ne ha diversi, mentre per lo studio puntuale del trend economico ci affideremo all’università di Macerata che ha questo background tecnico”.

Questo embrione, con enormi potenzialità culturali per uno sviluppo moderno, è uno dei primi fattori di crescita per un nuovo ecosistema economico che veda la partecipazione di altre iniziative, centri di ricerca e privati per la composizione di un’immagine, di una struttura, probabilmente in continua evoluzione, che è il Polo scientifico e tecnologico pensato agli albori del progetto di riqualificazione.