Aborto, via libera alla pillola Ru486 in Italia

Aborto, via libera alla pillola Ru486 in Italia

Il Vaticano condanna: è da scomunica

l'immissione in commercio con quattro voti a favore e uno contrario. Il farmaco, già utilizzato in altri paesi europei, potrà essere impiegato solo in ospedale ed entro il 49/o giorno di gravidanza. Oltre questo termine aumentano infatti le complicanze rispetto all'aborto chirurgico. Il CdA dell'Aifa si è avvalso dei pareri del Consiglio superiore di Sanità e ha raccomandato ai medici "la scrupolosa osservanza della legge". La decisione, ha voluto sottolineare l'Aifa in una nota, "rispecchia il compito di tutela della salute del cittadino che deve essere posto al di sopra e al di là delle convinzioni personali di ognuno pur essendo tutte meritevoli di rispetto". Già nel pomeriggio di ieri, il possibile via libera alla pillola aveva innescato una netta reazione del Vaticano, che aveva parlato di "veleno letale" e di "delitto" che comporta "la scomunica" della chiesa per chi la usa, la prescrive o partecipa a qualsiasi titolo "all'iter". "Non sono stati chiariti alcuni punti oscuri del metodo relativi alla sicurezza nell'utilizzo" della Ru486: è il primo commento del sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, la quale chiede "chiarezza" all'Aifa. "Come ministero - aggiunge - dobbiamo garantire la compatibilità con la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza e dobbiamo garantire la sicurezza delle donne". Soddisfatto il ginecologo torinese Silvio Viale (Radicali): "Finalmente! prima di tutto è una vittoria per le donne italiane, che da oggi sono più libere e hanno un'opportunità in più". "Ma - aggiunge - la lotta continua perché ora bisogna offrire l'aborto medico in tutta Italia".

LA CONDANNA DEL VATICANO, E' DELITTO DA SCOMUNICA: Per voce di monsignor Giulio Sgreccia, emerito presidente dell'Accademia per la vita, il Vaticano auspica "un intervento da parte del governo e dei ministri competenti". Perché - spiega - non "é un farmaco, ma un veleno letale" che mina anche la vita delle madri, come dimostrano i 29 casi di decesso. La Ru486 - afferma Mons. Sgreccia - è uguale, come la chiesa dice da tempo, all'aborto chirurgico: un "delitto e peccato in senso morale e giuridico" e quindi comporta la scomunica 'latae sententiae', ovvero automatica.

ROCCELLA, RISCHIO DI ABORTI IN 'CLANDESTINITA' LEGALE': Il pericolo paventato dal sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella è che con la pillola abortiva Ru486 si possa arrivare a una "cladestinità legalizzata" degli aborti. Il metodo dell'aborto farmacologico con la Ru486, ha affermato, "intrinsecamente porta la donna ad abortire a domicilio, proprio perché il momento dell'espulsione non è prevedibile", in una sorta di "clandestinità legale".

AGENZIA FARMACO, SI' NEL RISPETTO LEGGE ABORTO
Il Consiglio di Amministrazione dell'AIFA (l'Agenzia del Farmaco) che ieri sera ha deliberato l'autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco mifepristone (Mifegyne), noto come Ru486, ha precisato che ''a garanzia e a tutela della salute della donna'' l'utilizzo del farmaco e' subordinato al rigoroso rispetto della legge per l'interruzione volontaria della gravidanza (L. 194/78). ''La decisione assunta dal CdA - afferma l'Aifa - rispecchia il compito di tutela della salute del cittadino che deve essere posto al di sopra e al di la' delle convinzioni personali di ognuno pur essendo tutte meritevoli di rispetto''. In particolare deve essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria, cosi' come previsto dall'art. 8 della Legge sull'aborto. Questo perche' dal momento dell'assunzione del farmaco sino alla certezza dell'avvenuta interruzione della gravidanza, e' necessario escludere la possibilita' di complicanze. La stessa legge n.194 prevede inoltre ''una stretta sorveglianza da parte del personale sanitario cui e' demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi, nonche' l'attento monitoraggio del percorso abortivo onde ridurre al minimo le reazioni avverse (emorragie, infezioni ed eventi fatali)''. Ulteriori valutazioni sulla sicurezza del farmaco hanno indotto il CdA a limitare l'utilizzo del farmaco entro la settima settimana di gestazione anziche' la nona come invece avviene in gran parte d'Europa. Tra la settima e la nona settimana, infatti, si registra il maggior numero di eventi avversi e il maggior ricorso all'integrazione con la metodica chirurgica. Il Consiglio di Amministrazione si e' avvalso anche dei pareri forniti dal Consiglio Superiore di Sanita' e ha raccomandato ai medici la scrupolosa osservanza della legge.

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