Cassazione, sulla requisizione delle case decidono i Prefetti

Cassazione, sulla requisizione delle case decidono i Prefetti

Sul tema si attende che la politica e il Governo prendano provvedimenti

Sulla requisizione decidono esclusivamente i prefetti e, in casi molto particolari, i sindaci. Così a Piazza Cavour, sgombera il campo dagli equivoci che da nord a sud stanno provocando fibrillazione nelle amministrazioni locali.
A Roma, in particolare, ha creato speranze tra chi punta ad avere un tetto e preoccupazione nei proprietari di abitazioni vuote la decisione di pochi giorni fa dei presidenti (tutti di Prc) di tre municipi di requisire temporaneamente oltre 200 appartamenti alla vigilia della scadenza della proroga degli sfratti per tutelare gli affittuari sottoposti a procedura esecutiva.
E' stato lo stesso primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, a rendere noto il pronunciamento su una vicenda 'vecchia' dell' autunno 2005 che ha per protagonista il 'mini-sindaco' del municipio X della capitale, Sandro Medici, uno dei 'ribelli' che con i colleghi del IX e XI, è stato autore dell'iniziativa clamorosa di sette giorni fa.
Confermato il "non luogo a procedere" (per mancanza di dolo) per l'accusa di abuso di ufficio nei confronti di Medici, inquisito per aver requisito alloggi per famiglie in difficoltà. I giudici hanno ribadito che solo i prefetti possono requisire le case per far fronte a "situazioni eccezionali e imprevedibili" (alluvioni, terremoti, crollo di edifici) nelle quali gli sfrattati non rientrano. I 'mini-sindaci' non hanno il potere di requisire, l' 'attribuzione' spetta 'esclusivamente' al sindaco anche quando abbia delegato i presidenti delle circoscrizioni a "esercitare funzioni in materia di igiene e sanità pubblica". La requisizione "E' un fatto eccezionale che va adottato solo in presenza di situazioni non altrimenti affrontabili, sorte improvvisamente".
Nel caso di Medici, la decisione del gup ècorretta perché "ha sì adottato provvedimenti esorbitanti dalle sue funzioni per risolvere un problema che avrebbe dovuto essere affrontato da altri organi, ma il perseguimento di una soluzione abitativa per le famiglie prive di casa risponde a una esigenza sociale di per sé di valore primario". "Non pretendo di risolvere il problema dell'emergenza casa con le requisizioni - ha commentato Sandro Medici -. Noi interpretiamo un gesto eccezionale perché c'é dolore sociale". I suoi due colleghi, Susanna Fantino e Andrea Catarci, hanno detto: "Noi ci siamo mossi perché non arrivano segnali al riguardo dalle autorità preposte e ci attendiamo che nel prossimo consiglio dei ministri il Governo possa riavviare il provvedimento sul blocco degli sfratti".
Non è questa l'unica decisione di rilievo della Cassazione su questo argomento: tre giorni fa la seconda sezione penale ha annullato l'assoluzione di una donna che, d'accordo con la precedente inquilina di una casa Iacp a Napoli - sua amica trasferitasi altrove - era subentrata nell'appartamento lasciato libero dopo il trasloco.
Gli alloggi Iacp - hanno detto i supremi giudici - "devono essere considerati beni immobili destinati al perseguimento di finalità  di interesse pubblico e devono essere assegnati per legge solo agli aventi diritto". La stessa sezione, alla fine di settembre, aveva annullato con rinvio la condanna di una donna che aveva occupato abusivamente un alloggio Iacp a Roma. La donna, che ha un figlio a carico, aveva detto di essere indigente e di aver agito in stato di necessità , tesi accolta dalla Cassazione.