Fratture d’anca, per gli anziani non è più un dramma

Fratture d’anca, per gli anziani non è più un dramma

Se ne parlerà nel corso di un convegno che si terrà il prossimo 7 dicembre

Il quesito non è affatto tecnico né materia esclusiva di medici ed esperti, ma è una delle domande più comuni al giorno d’oggi tra gli anziani e in tutte quelle famiglie con nonni.
L’anziano, nella società moderna che cambia, svolge infatti un ruolo sempre più importante nell’economia domestica e nell’educazione dei figli e, egli stesso, è consapevole di poter condurre una vita di qualità e ancora attiva.
Ed è per questo che diventa cruciale la domanda di che cosa può accadere in caso di una sua caduta. Finora quest’ultima è stata sempre considerata sinonimo dell’inizio del declino della persona.
Ma le cose, oggigiorno, non stanno più così, e la caduta può essere davvero assimilata a un evento accidentale che può essere superato grazie ai percorsi di cura, dalla fase acuta al reinserimento finale.
E un ruolo importante lo assume anche la prevenzione.
Di tutto ciò si parlerà nel corso del convegno che si terrà il prossimo 7 dicembre ad Ascoli Piceno, presso Palazzo dei Capitani, in Piazza del Popolo. Un evento, la cui partecipazione è gratuita, previa iscrizione, rivolto a medici (area interdisciplinare), infermieri e fisioterapisti, e che assegnerà 4,5 crediti ECM.
Le varie strutture marchigiane del Gruppo Santo Stefano offrono ai nostri nonni percorsi integrati che vanno dai primi interventi in fase acuta, alla riabilitazione in regime di ricovero fino alla riabilitazione a domicilio.
Una risposta concreta anche al tema della longevità attiva e della qualità dell’invecchiamento, molto sentito in una regione longeva come le Marche.


Alcune note sul convegno:
Le fratture dell’arto inferiore e dell’acetabolo nell’anziano, possono costituire una causa di disabilità tale da condizionare la vita non solo del paziente ma anche dei propri familiari. Oggi le moderne tecniche di chirurgia ortopedica, nonché la sicurezza delle metodiche di anestesia, rendono particolarmente sicuri gli interventi chirurgici sia di protesizzazione che di osteosintesi, garantendo al paziente un sicuro processo ripartivo o sostitutivo dell’osso, finalizzato ad una buona ripresa funzionale. Di conseguenza le strutture riabilitative, si trovano a dover affrontare delle situazioni un tempo impensabili per età e per comorbilità, dovendo farsi carico di un processo riabilitativo che tenga conto non solo della ripresa funzionale legata agli esiti della frattura e dell’intervento chirurgico ma anche delle ridotte potenzialità riabilitative del paziente, legate a problemi nutrizionali, metabolici, cognitivi, ecc. Queste componenti chiedono un approccio multidisciplinare al problema, con tutti i risvolti socio assistenziali, e le strutture che si trovano a prendere in carico l’anziano fratturato devono garantire una equipe di specialisti e di tecnici in grado di far fronte alle diverse esigenze. Non si tratta quindi solo di rimettere in piedi il paziente ma di far in modo che si incida positivamente sullo stato funzionale nella sua interezza, in modo da garantire un reale incremento della sua autonomia ed un significativo miglioramento della qualità della vita.